"M'illumino di… testo"

di T. Gargano

Attività 1 - Fase 3

A volte un autore modifica non solo il testo (o parti consistenti di esso) ma anche il titolo di una propria opera, com’è, per esempio, il caso della poesia Mattina di Giuseppe Ungaretti (1888-1970), già intitolata Cielo e mare.
Si veda, per questo aspetto del testo (e del processo di confezionamento materiale di un libro-opera), il relativo paragrafo dell’U.T. Istituzioni letterarie, a cura di Natascia Tonelli.
La poesia Mattina, che appartiene alla raccolta Allegria, è un tipico esempio della ricerca espressiva di Ungaretti nella direzione di un linguaggio assolutamente essenziale:

M’illumino
d’immenso

 

Si tratta di due versi di difficile lettura e interpretazione, proprio perché il testo è estremamente ridotto all’essenzialità. Il lettore, allora, per comprenderne il significato deve necessariamente ricorrere a altri elementi, come per esempio al titolo della poesia, Mattina, e all’indicazione di chiusura della datazione del testo (Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917), per notare che la sensazione espressiva e emotiva del poeta è legata, probabilmente, al momento luminoso del mattino e che il tutto è vissuto dal poeta in forte contrasto con  il luogo in cui fu composta (l’indicazione della data e del luogo, infatti, rinvia al fronte della prima guerra mondiale: 1917 e Santa Maria La Longa, paesino in provincia di Udine, nel Friuli-Venezia Giulia, teatro di guerra ben noto a Ungaretti, che fu volontario nella grande guerra).
Con il titolo originario, Cielo e mare, invece la poesia riusciva a trasmettere anche un’altra sensazione e cioè che l’idea di immenso (presente nel secondo verso) scaturisce (nella mente del poeta e del lettore) dal fatto che cielo e mare, per l’appunto, si fondono (nell’ora mattutina) in un’unica infinita chiarità.
La scelta del titolo, dunque, non è indifferente rispetto al complessivo messaggio che un autore intende trasmettere, e spesso tali elementi di contorno aiutano il lettore nella comprensione.

Sempre il poeta Giuseppe Ungaretti ci offre anche l’opportunità di riflettere su due diverse redazioni-versioni di una stessa poesia: Fratelli (già intitolata Soldato). Anche in questo caso ci troviamo di fronte a testi scritti durante gli anni della prima guerra mondiale, alla quale, lo ripetiamo, Ungaretti partecipò come volontario, in qualità di fante.

Mariano1 il 15 luglio 1916

Di che reggimento siete,
fratelli?

Parola tremante2
nella notte

Foglia appena nata

Nell’aria spasimante3
involontaria rivolta4
dell’uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli

Immaginiamo che due drappelli di soldati si siano incrociati e che quindi si siano scambievolmente chieste informazioni. Sorprendente è, qui, in un contesto di guerra, l’utilizzo (condiviso) del termine “fratelli”, che è parola chiave dell’intera poesia (collocata nel titolo, almeno nella redazione definitiva della poesia, che come un po’ tutte le poesie ungarettiane, specie quelle appartenenti alla raccolta Allegria, subirono negli anni, tra il 1916, data della prima edizione, e il 1969, data dell’edizione definitiva, numerose riscritture). La parola “fratelli” infatti compare ben tre volte nella poesia (nel titolo, parte integrante del testo, al v. 2 e all’ultimo verso, quasi a chiudere circolarmente l’intero componimento). Si veda quanto riportato nell’U.T. Istituzioni letterarie, a cura di Natascia Tonelli, per tutto quello che riguarda senso e ruolo della titolazione di un testo letterario.

Ecco il testo della redazione primitiva della poesia, intitolata Soldato:

Di che reggimento siete,
fratelli?

Fratello
tremante parola
nella notte
come una fogliolina
appena nata
saluto
accorato
nell’aria spasimante
implorazione
sussurrata
di soccorso
all’uomo presente alla sua
fragilità

Confronta i due testi

 

Dopo aver letto i due testi, compila la seguente tabella, facendo attenzione non solo agli aspetti formali, ma anche a quelli di contenuto sia emotivi che espressivi):

 

Giuseppe Ungaretti

Fratelli

Soldato

Analogie

 

 

 

 

 

 

Differenze

 

 

 

 

 

 

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1. Paesino della piana di Gorizia, teatro di guerra nel 1915-1918.
2. L'aggettivo rinvia sicuramente al concetto della difficoltà di pronunciare la parola "fratelli" all'interno di una cornice di guerra (vocabolo, cioè, percepito come improprio, inopportuno).
3. L'aggettivo attribuisce all'aria uno stato d'animo che è tipico invece dell'uomo.
4. Il riferimento è a "fratelli" del v. 2: è la parola fratelli che, solo perché pronunciata, suona come una rivolta-ribellione rispetto al contesto di guerra creato dall'uomo, il quale, verrà precisato nel verso successivo, è "presente", cioè è consapevole della propria fragilità.