Il poeta si diverte, pazzamente e smisuratamente; non prendete a infastidirlo, lasciatelo divertire, poverino, con queste sue stupidaggini (corbellerie), che sono il suo piacere (diletto). Ma cosa sono queste indecenze? Queste strofe lunatiche (bisbetiche)? Sono licenze poetica, la mia passione [di poeta]. Sapete cosa sono? Sono avanzi, non sono affatto stupidaggini, sono gli avanzi (spazzatura) di altre poesie. Ma se [queste poesie] sono prive d'una qualunque logica (nesso), per quale ragione, quel misero (fesso), le scrive? Non è vero che [queste mie poesie] siano senza significato; vogliono trasmettere un significato; anche se a me piace di scrivere (fare) cose che all'apparenza non abbiano significato. Ma, giovanotto, confessate, non sarà mica per posa? Con queste piccole cose [così poco] credete [per davvero] di tenere viva la tradizione letteraria italiana (un sì gran foco)? Quello che scrivete è incomprensibile, sembra giapponese. Lasciate pure che si sbizzarrisca [con simili cose], anzi, forse è bene che ciò avvenga, così, dopo, il divertimento gli costerà caro: gli daranno del somaro. Certo, è una sfida (azzardo), scrivere [poesie] così, visto che ci sono critici pronti (professori) dappertutto (a tutte le porte). Infine, io ho ragione da vendere: i tempi sono cambiati e la società non si rivolge più alla poesia. Dunque, lasciatemi divertire [con questa poesia].