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Il parlato

di Cristina Lavinio - GISCEL  

8 - Qualche altro esempio di economia sistemica nel parlato italiano

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Analogamente, facendo altri esempi relativi all’italiano, è indice della sua maggiore economia sistemica il fatto che nel parlato si tenda a:

a) usare una sintassi di frase in cui prevale la paratassi (o coordinazione) rispetto all’ipotassi (o subordinazione). Quest’ultima tende invece ad emergere più spesso nella scrittura, dove ha maggiore possibilità di essere gestita adeguatamente, senza che si corra il rischio di ‘perdere il filo’ (anche sintattico) del discorso: i periodi molto lunghi e complessi possono essere riletti e completati cammin facendo, prima ancora di chiuderli con un punto fermo, data la loro permanenza sulla pagina;
 
b) usare solo la serie dei relativi aperta da che, rispetto a quella parallela aperta da il quale, per di  più mantenendo  che  (almeno nel parlato colloquiale) anche nei casi indiretti (al posto di cui). La presenza delle due serie (aperte rispettivamente da che e da il quale)  è un aspetto della polimorfia di cui l’italiano è ricco ma, quanto a frequenza, almeno nel parlato, tali serie polimorfiche non sono equivalenti. Inoltre, non si può non citare il ricorso sempre più frequente al che detto polivalente (es.: “prendo l’ombrello che piove”), il cui valore preciso è spesso indecidibile. Con un che del genere può risultare neutralizzata l’opposizione tra congiunzione e relativo (es.: “saluto lo zio che deve partire”) o anche quella - come si è detto -  tra i casi diretti e indiretti del relativo (come in “la ragazza che ho parlato era simpatica”).

c) semplificare il numero dei dimostrativi, riducendoli a questo e quello e riservando codesto ai soli usi scritti e burocratici (l’opposizione che ancora viene descritta dalle grammatiche, quando raccomandano di riservare normalmente codesto all’indicazione di qualcosa vicino a chi ascolta ma lontano da chi parla, vale ancora solo per l’italiano parlato in Toscana);

d) semplificare il sistema dei pronomi: lui/lei in funzione di soggetto hanno sostituito da tempo egli/ella; gli è ormai normalissimo al posto di loro (es.: “li ho incontrati e gli ho detto”), ma tende ad essere usato sempre più spesso anche al posto del femminile le (es.: “ho incontrato Maria e gli ho detto”). Quest’ultimo esempio, di gli per le, è classificabile ancora come una forma di italiano popolare, però tende a ‘risalire’ verso una ‘normalità’ da italiano parlato; 

e) semplificare il sistema dei modi e tempi verbali, con un uso ridotto di congiuntivi e condizionali, sostituiti sempre più spesso dall’indicativo (es.: se lo sapevo venivo anziché se l’avessi saputo sarei venuto) e con una estensione del presente a scapito del futuro (es.: Domani vengo a trovarti è ormai normalissimo) o anche del passato (si pensi ai racconti orali, dove il presente è il tempo più normale per far procedere la storia);

f) usare il modo più semplice e meno complesso sintatticamente (come è evidente nel discorso narrativo) per citare la parola altrui, riportandola prevalentemente nella costruzione grammaticale del discorso diretto piuttosto che non in quella del discorso indiretto. Ancora meno usato appare, nel parlato, il discorso indiretto libero, che alcuni studiosi considerano peraltro come tipico della complessa scrittura narrativa dei tempi moderni, cioè di un’epoca in cui il narrare appare quanto mai emancipato dall’oralità che a lungo ne ha condizionato l’andamento.


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