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Il parlato

di Cristina Lavinio - GISCEL  

11 - Testi parlati

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È legittimo parlare di testi (meglio che discorsi) anche per il parlato, se consideriamo il testo come la vera (e più ampia) "unità di comunicazione". Anche i testi parlati sono provvisti, ovviamente, dei caratteri generali che la linguistica del testo ha ormai da tempo individuati come costitutivi della stessa testualità, tra i quali, fondamentali, la coerenza (che è di due tipi: c. pragmatica, in un rapporto di adeguatezza del testo rispetto al contesto in cui viene prodotto; c. logico-semantica interna al testo, reperibile anche nella progressione tematica, cioè nel procedere del testo da un tema all’altro, sviluppandolo in modo coerente) e la coesione (costituita da tutti i legami grammaticali e semantici reperibili entro un testo).

 

Ma, nell’oralità,  è spesso problematica la delimitazione dei testi parlati. Nel parlato è evidente, per prima cosa, la particolare "fluidità" di parole e  frasi. Le parole, nel parlato, non sono scandite e separate le une dalle altre come invece, mediante gli spazi bianchi, nella scrittura. Sono piuttosto accorpate in gruppi tonali più o meno estesi, cioè si pronunciano due/tre o più parole come se fossero una parola sola, e con un unico accento. Per esempio, quasi sempre - a meno che non intervengano pause di esitazione - articoli e preposizioni sono accorpati, in un'unica emissione di voce, alle parole (spesso più di una) successive.

 

I confini delle frasi (ed è meglio parlare di enunciati) sono ugualmente fluidi nel parlato, non scanditi in quel modo netto che solo la scrittura consente, ricorrendo a segni interpuntori come il punto fermo o il punto e virgola, segni da usare per delimitare i confini sintattici tra una frase e l’altra (e non, come spesso si dice, per segnalare pause più o meno forti: sono segnali di pause solo sintattiche, cui può non corrispondere nessuna pausa intonativa).

 

Ma anche i confini dei testi sono fluidi nel parlato, specialmente se si tratta di testi conversazionali, da 'ritagliarÈ entro un flusso comunicativo in cui si possono registrare l'immissione di parlanti nuovi entro una conversazione già iniziata, il totale cambiamento di argomenti, il mutamento dell'ambiente in cui la conversazione si svolge (es.: due persone conversano in casa e poi decidono di uscire e continuano a conversare), fratture temporali dopo le quali si riprende la 'stessa' conversazione, ecc. In tutti questi casi, è difficile dire se vengono prodotti un unico testo o più testi variamente delimitabili; mentre solo certi generi di parlato hanno, di solito, un inizio e una fine marcati secondo precise convenzioni (come, nelle fiabe, le formule di apertura e di chiusura, dal C’era una volta iniziale al ...dite la vostra che ho detto la mia finale) e possono avere un titolo (se si tratta di testi parlati annunciati/programmati in anticipo, come conferenze o relazioni). 


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