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Il parlato

di Cristina Lavinio - GISCEL  

4 - Parlato versus scritto

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Come si è detto (ed è una cosa ormai facilissima da farsi con le lingue moderne: basta usare un registratore), confrontando la produzione linguistica, anche del medesimo parlante, realizzata nel parlato con quella realizzata nello scritto, ci si accorge delle differenze, spesso notevoli, degli usi parlati rispetto a quelli scritti. Sono differenze perlopiù legate alla (e spiegabili con) la diversità delle condizioni in cui si realizza la comunicazione: quella orale si realizza in un contesto spaziale e temporale (oltre che culturale) condiviso da chi parla e dal suo destinatario e in condizioni (in genere) di visibilità reciproca; quella scritta non comporta in genere condivisione del medesimo contesto spaziale ed è una comunicazione differita (cioè il messaggio prodotto sarà letto dal destinatario in un momento temporale successivo).

 

Ma parlato e scritto sono due polarità, alle estremità dell’asse della variazione diamesica, tra le quali si inseriscono altre varietà, trasmesse lungo canali e mezzi differenti: le moderne tecnologie, dal telefono alla radio o Tv, fino alla rete e alle chat line, complicano di molto la distinzione appena fatta e introducono una serie di possibilità intermedie e intrecciate. Per esempio, la comunicazione telefonica è orale, chi parla condivide con il destinatario il contesto temporale ma non quello spaziale; la comunicazione via chat è scritta ma la condivisione (nella simultaneità) del contesto temporale esige quella immediatezza nell’uso scritto che fa sì che la scrittura che ne scaturisce, per spontaneità e scarsità di pianificazione e revisione, sia provvista di alcuni caratteri linguistici,  che, come vedremo, sono tipici del parlato, ecc.

 

Ma mettiamo qui tra parentesi tutto ciò e torniamo al parlato, i cui caratteri specifici possono però essere colti meglio solo confrontandolo con quanto avviene nello scritto, rivelando  una variazione tale da avere, come dicevamo, talvolta spinto alcuni studiosi a parlare di due grammatiche almeno parzialmente diverse per parlato e scritto. In realtà, è meglio parlare di usi parlati e di usi scritti della lingua con, per di più, ampie possibilità di sovrapposizione e contaminazione tra gli uni e gli altri; è meglio parlare di linee di tendenza e di forme usate preferenzialmente nel parlato o nello scritto, senza pensare a barriere nette tra le due varietà e tra gli usi linguistici correlati. E tali differenze di usi sono percepibili (e spesso spiegabili) anche sullo sfondo, da non dimenticare, di tutte le caratteristiche generali (antropologico-culturali, semiotiche, comunicative) che differenziano l’oralità dalla scrittura.


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