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Il parlato

di Cristina Lavinio - GISCEL  

1 - Priorità del parlato

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Le lingue sono prima di tutto parlate, acquisite dai parlanti spontaneamente, senza bisogno di un insegnamento esplicito (come capita invece nel caso della scrittura) e usate soprattutto per parlare. Tutte le lingue storico-naturali sono (e sono state) parlate. Non tutte le lingue, invece, sono state scritte o hanno una tradizione di scrittura. La forma più naturale di vita e circolazione di una lingua è dunque il parlato, mentre la scrittura, benché importantissima, è secondaria in molti sensi rispetto al parlato:

a) nella storia dell’umanità a lungo le lingue sono state esclusivamente parlate e la scrittura è venuta dopo (priorità filogenetica); ma anche ogni essere umano prima impara a parlare, poi (e non sempre) a scrivere (priorità ontogenetica);

b) il parlato è usato molto più dello scritto anche nella vita sociale e quotidiana: tutti parliamo più di quanto scriviamo (priorità sociale e statistica). Nel corso delle nostre giornate è normale che svolgiamo una notevole mole di comunicazioni parlando, mentre non necessariamente ricorriamo alla scrittura: possiamo trascorrere anzi giorni e giorni senza scrivere una sola parola, ma è molto difficile che per lungo tempo non proferiamo parola;
 
c) il parlato ha una priorità semiotica rispetto alla scrittura che, in modo particolare se alfabetica, serve per rappresentare la lingua con altro mezzo e materiale - fisico e fisicamente percepibile. Il materiale grafico-visivo usato nella scrittura  funge da rappresentazione secondaria delle parole di una lingua. Invece il materiale usato per costituire la catena parlata e i segni che la compongono è di tipo fonico-acustico: una successione di suoni prodotti dalla voce (phoné) o meglio dall’apparato fonatorio (l’insieme degli organi, fissi o mobili, che entrano in gioco nel determinare la natura diversa dei suoni vocalici e consonantici utilizzati nelle varie lingue) e percepita acusticamente, tramite l’udito.


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