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materiale di studio
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Il parlato

di Cristina Lavinio - GISCEL  

Bibliografia

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N.B.: I lavori citati sono accompagnati da alcune righe di presentazione, in cui viene privilegiato il riferimento a quanto detto nella presente scheda. Solo in pochissimi casi, in cui però il titolo del lavoro citato è trasparente al massimo, si è ritenuto superfluo aggiungere un breve commento.

    Bibliografia
  • BLANCHE-BENVENISTE C., JEANJEAN C. (1987). Le français parlé. Paris, Didier.
    Utilissimo lavoro in cui si presenta e discute un inventario di numerosi usi linguistici del  francese parlato (dall’eliminazione del ne nelle frasi negative alla mancata inversione del soggetto nelle interrogative: francese popolare o semplice francese parlato?).

  • BAZZANELLA C. (1994). Le facce del parlare. Scandicci (Firenze), La Nuova Italia.
    Lavoro molto ricco, di presentazione di molteplici caratteristiche del parlato, guardandone con particolare attenzione gli aspetti pragmatici.

  • BERRETTA M. (1994). “Il parlato italiano contemporaneo”. In SERIANNI L., TRIFONE P. (a cura di), Storia della lingua italiana. II. Scritto e parlato. Torino, Einaudi, pp. 267-270.
    Ottima illustrazione dei molteplici aspetti del parlato italiano contemporaneo, ricchissima di esempi.

  • BERRUTO G. (1989). Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo. Roma, La Nuova Italia Scientifica.
    Testo fondamentale per la sociolinguistica dell’italiano e delle sue varietà (da cogliere sullo sfondo della persistente regionalità dell’italiano parlato, tanto evidente da essere, per scelta consapevole e dichiarata, l’unica non trattata/illustrata)

  • BERRUTO G., (1993). “Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche”. In Sobrero A.A., a cura di, Introduzione all’italiano contemporaneo. II. La variazione e gli usi. Roma-Bari, Laterza, pp. 37-92.

  • BUZZO MARGARI R. (1995). “Un fenomeno tipico del tedesco parlato: le particelle modali”. In PIAZZA R., a cura di (1995). Dietro il parlato. Scandicci (Firenze), La Nuova Italia, pp. 241-263.

  • DE MAURO T. (1971). “Tra Thamus e Theuth. Uso scritto e uso parlato dei segni linguistici”. In ID., Senso e significato. Bari, Adriatica, pp. 96-114.
    Lavoro ancora oggi utilissimo soprattutto per gli aspetti teorici (vi si insiste in particolare sulla primarietà biologica del parlato, ma senza assolutizzarla), con l’illustrazione della formula generale “economia sistemica e ridondanza esecutiva”, valida per il parlato (in opposizione rispetto alla economia esecutiva e ridondanza sistemica dello scritto) e con alcuni esempi anche per inglese e francese.

  • DE MAURO T. (1980). Guida all’uso delle parole. Roma, Editori Riuniti.
    Contiene il Vocabolario di base dell’italiano, per molti versi accostabile a inventari lessicali esistenti per altre lingue (cfr. Basic English, Français fondamental).

  • DE MAURO T., MANCINI F., VEDOVELLI M., VOGHERA M. (1993). Lessico di frequenza dell’italiano parlato. Milano, Etaslibri.
    Corredato dalla raccolta (su dischetto) del corpus di testi (di vario tipo) parlati (trascritti) da cui è stato ricavato il lessico di frequenza, questo lavoro si presenta come fondamentale per indagini sull’italiano parlato.

  • HALLIDAY M.A.K. [1985] (1992). Lingua parlata e lingua scritta. Scandicci (Firenze), La Nuova Italia.
    Oltre che per le considerazioni utili da tenere presenti in generale (es.: minore densità semantica del parlato), in questo lavoro sono reperibili numerosi esempi di fenomeni specifici che differenziano l’inglese parlato da quello scritto.

  • LAVINIO C. (2004). Comunicazione e linguaggi disciplinari. Per un’educazione linguistica trasversale. Roma, Carocci.
    Lavoro cui si rinvia anche come fonte (assieme ad altri scritti di C. Lavinio) di gran parte delle considerazioni riorganizzate nella presente scheda.

  • PARISI C., CASTELFRANCHI C. (1979). “Scritto e parlato” In D. PARISI, a cura di, Per un’educazione linguistica razionale. Bologna, il Mulino, pp. 319-346.
    Sempre utile saggio di sintesi dei caratteri di scritto e parlato a confronto. Sottolinea la diversità del lavoro, soprattutto  cognitivo, necessario all’elaborazione di testi parlati e scritti e insiste in particolare sulla minore pianificazione dei primi, generalmente e mediamente di gran lunga più ‘spontanei’ dei secondi.

Agenzia Scuola © 2009