Scrittura creativa: mondi immaginari

di C. Nesi

Presentazione

Il percorso, adatto a studenti di qualsiasi livello, si articola in tre attività di circa cinque ore ciascuna. Ogni attività viene divisa in fasi e seguita da un laboratorio esercitativo e di produzione testuale, da webquest, da faq agli scrittori e da percorsi di approfondimento.

Attività 1

Fase I – L'incipit
Laboratorio – Webquest
Durata 1,5 ore

Fase II - Come presentare il personaggio?
FAQ
Durata 1,5 ore

Fase III - Quale nome scegliere per il personaggio
FAQ – Approfondimento - Laboratorio
Durata 1,5 ore

Attività 2

Fase I - Il punto di vista
Laboratorio – Approfondimento - Laboratorio
Durata 2,5 ore

Fase II - L'ambientazione
FAQ - Laboratorio
Durata 2,5 ore

Attività 3

Fase I - Come si scrive un dialogo
Approfondimento – FAQ – Laboratorio - Laboratorio
Durata 2,5 ore

Fase II - L'explicit
Durata 2,5 ore


Cosa distingue la fantasia dall'immaginazione?
La fantasia procede per associazioni mentali elementari, capaci di passare da un'idea all'altra tramite somiglianze foniche, semplici affinità semantiche, contrapposizioni o condivisione di attributi.

L'immaginazione invece, non abbandona mai un suo senso logico e una sua visione del mondo, elementi che le consentono di non perdere, anche nei voli più arditi, una verosimiglianza con la vita reale e uno statuto comunicativo con il lettore, disponibile a credere alla storia.

Anche i piccoli dettagli, se sono poco credibili (come un uomo dell'Ottocento con l'orologio al polso o una brezza marina in Svizzera) rischiano di far cadere nel lettore quella, che viene definita "sospensione d'incredulità".



Proviamo a pensare a Hobbiville (Hobbiville) de Il Signore degli anelli: davvero un mondo quello della Terra di Mezzo ricreato con scrupolo e in ogni suo dettaglio, in ogni sua logica funzionalità, un mondo apparentemente ordinario, quanto l'ordinaria quotidianità di Bilbo Baggins, e quindi accettato da ogni lettore come possibile, anche se di fatto è frutto solo dell'immaginazione dello scrittore.

Nel saggio Sulle fiabe lo stesso Tolkien spiega con chiarezza che la sua aspirazione è sempre quella di creare un "mondo secondario", che "derivi dalla realtà oppure a essa confluisca", e questo perché solo un mondo con regole ben costruite e credibili può sembrare autentico al lettore (J.R.R. Tolkien, Albero e foglia).

Lo stesso vale per i testi di Buzzati, talora surreali, che però affidano l'eccezionalità di quanto raccontano a descrizioni sempre plausibili.



Ne I sette messaggeri un principe alla ricerca dei confini del regno di suo padre giunge a scoprire che una frontiera non esiste.

Tutto è narrato a un livello di normalità linguistica e rappresentativa e attraverso situazioni verosimiglianti: si incontra con uomini che parlano la sua stessa lingua, riceve lettere ingiallite dal tempo, fa cene solitarie nella sua tenda e annota con precisione i calcoli degli anni sul taccuino.

Tutto sembra uscire da una conoscenza diretta e il lettore non si sente defraudato dalla fiducia implicita, che dà a chi scrive.

Quando Gianni Rodari (La grammatica della fantasia) chiedeva cosa sarebbe successo, se Milano improvvisamente si fosse trovata circondata dal mare, i bambini di campagna attribuivano la scoperta della novità al fornaio del paese, perché era lui che si alzava prima di tutti al mattino, mentre quelli in città pensavano a una guardia notturna.

Una volta accettata l'ipotesi iniziale immaginaria, i ragazzi si applicavano ad essa come piccoli ingegneri e ne immaginavano le conseguenze secondo una logica sensata e condivisibile.

L'immaginazione dunque, sia pure di mondi irreali e fantastici, deve avere una sua logica rigorosa, almeno quanto quella del mondo reale.

Lo scrittore ha il privilegio di poter inventare queste regole in massima libertà, ma una volta che le ha coniate dovrà rispettarle lui stesso, altrimenti ci sarà il possibile abbandono dei lettori.

Cosa distingue l'immaginazione dalla realtà virtuale?
L'immaginazione non ha niente a che vedere con gli allettamenti della realtà virtuale, dove si arriva all'annullamento completo del referente reale e all'illusione percettiva preconfezionata. E l'esattezza della simulazione, per di più, non richiede sforzi.

Non vi è solo il pericolo di confondere lo spazio virtuale con la realtà, quanto quello ben più grave di perdere la funzione immaginativa, perché la seduzione del virtuale espropria dalla funzione di interprete.