MOOC - Come un esperimento accademico è diventato la frontiera educativa del XXI secolo

Valentina Della Gala

Storia


Per Siemens e Downes il fine era (ed è) innovare l’educazione online sulla base dell'assunto che il networking è il motore primo dell’apprendimento, questo, sulla scia non solo della teoria da loro elaborata (il connettivismo), ma anche del modello dell’open source, cui esplicitamente guardano. Lo sforzo era quindi tutto sull’innovazione del modello pedagogico mentre ai partecipanti era lasciata totale libertà sulla scelta dello strumento più affine ai loro interessi/competenze. L’utilizzo, inoltre, della social network analysis e delle tecniche di learning analitics consentiva loro un’analisi ex-post dello svolgimento del corso con finalità di ricerca.

Nel modello x-MOOC gli operatori si sono invece concentrati da un lato sullo sviluppo di piattaforme stand-alone dove lo studente può consultare tutto il materiale messo a disposizione, dall’altro sulla ricerca di partnership prestigiose col fine di offrire online a un’audience globale la possibilità di scegliere corsi che fino a quel momento erano accessibili solo agli studenti dei campus americani (statunitensi e canadesi).

Dietro questa repentina diffusione si individua l’aspirazione alla costruzione di diversi business model. Sono già comparsi infatti operatori che offrono corsi dietro un’esigua somma di denaro, mentre in altri casi vengono offerti a pagamento tutoraggi o certificazioni riconosciute dalle università. Ancora non sono chiare le direzioni verso cui si muoveranno le università e quale sarà il modello finanziario che si affermerà, senz’altro però, considerando gli ingenti investimenti fatti sino ad ora, la comunità di esperti del settore vede nei MOOC ampie possibilità di guadagno.

L’ottimismo acritico di inizio 2013 sta, tuttavia, già virando verso posizioni più caute; lo stesso Sebastian Thrun che tramite Udacity aveva stretto accordi con la San Josè State University in California per la creazioni di corsi dedicati agli studenti di quell’università, ha dovuto fare un passo indietro al momento in cui a fine corso è emerso che la percentuale dei partecipanti che avevano passato l’esame finale era inferiore al 20%.

Questo introduce quella che è ritenuta essere la maggiore debolezza del modello proposto: l’altissima percentuale di drop-out; secondo i dati emersi sino ad ora più del 70% dei partecipanti ai corsi, infatti, non conclude il percorso formativo.

Diverse le ragioni individuate, ma per il momento solo presunte; non ci sono stati ancora seri studi sull’efficacia del modello, e la situazione risulta quindi molto fluida, la sola certezza è che l’area della formazione online per gli adulti sta effettivamente attraversando un cambiamento profondo che non potrà non coinvolgere anche le scuole e le università. Esperimenti in questo senso sono condotti anche in Europa per opera della Commissione Europea, di università e società private come la start-up berlinese iversity.