Immagine: Microsoft Word per bambini
Il progetto di Nicholas Negroponte per un “laptop da 100 dollari”, destinato ai Paesi in condizioni di arretratezza economica e acquistabile in quelli sviluppati soltanto secondo un modello solidale (secondo la formula Get One Give On) è lontano dall'aver raggiunto i suoi obiettivi, ma è molto interessante per i suoi risultati indiretti:
- è stato il primo modello di PC nativamente concepito per i bambini, sotto il profilo sia software sia hardware, tanto da essere sperimentato anche in alcune realtà scolastiche italiane;
- ha aperto la strada ai netbook, portatili a basso prezzo di grande successo sul mercato, attualmente utilizzati nella sperimentazione delle Classi 2.0.
Le scuole si dotano invece di filtri per la navigazione collocati nelle scuole, Importante anche il design di interfacce dedicate, che ha interessato giochi e strumenti di intrattenimento, ma anche specifici browser per la navigazione, programmi per la posta, oltre ovviamente a un’infinità di siti web. Anche nel campo dell’elaborazione culturale – attività che a livello propedeutico è praticata anche da bambini e ragazzi – vi è un’attenzione particolare: si va, per esempio, dalla versione di OpenOffice per bambini chiamata Ooo4kids, alla possibilità di semplificare e di adattare con il KitXKids di Microsoft – gratuito - le funzionalità di Microsoft Office (Word, PowerPoint, Excel) per Windows.
Immagine: XO 3. Fonte: Wikimedia Commons
Nella versione sperimentata in Italia - nella prima fotografia - XO ha angoli smussati, maniglia integrata ed è di dimensioni ridotte; ha una tastiera di gomma, sottilissima, con tasti piccoli e non trasmette calore quando il PC è sulle gambe; ha le dimensioni di un libro e schermo girevole e ribaltabile sulla tastiera; può svolgere le funzioni di portatile standard, ebook reader e console di gioco. Non ci sono fessure e prese d’aria; le tre porte USB e i connettori audio sono protetti da polvere e sabbia dalle due antenne girevoli, che in posizione di riposto bloccano lo schermo in posizione; vi è anche un connettore per memorie SD. Il computer vero e proprio è una piccola scheda madre collocata dietro il monitor, dotata di scheda audio, webcam e scheda Wireless. Il display può funzionare sia con retroilluminazione a colori sia in modalità passiva in toni di grigio, visibile sotto la luce DEL SOLE.
Ogni laptop è in grado di replicare il segnale wireless a favore di altri PC dello stesso tipo. XO ha un proprio sistema operativo specifico, Sugar, di derivazione Linux, preinstallato e dotato di una serie di programmi con finalità didattiche e ludiche. L'annunciata versione 3- nella seconda fotografia - presenterebbe evidenti miglioramenti del design, conservando ridotte dimensioni e resistenza agli urti e agli agenti esterni.
Immagine: Interfaccia di Sugar. Fonte: Wikimedia Commons
XO è stato sperimentato in due modi diversi. Nell'a.s. 2007-20008 i bambini di una quarta di una scuola primaria di Rivoli ne hanno usati due per qualche settimana, proponendosi di - provare la dotazione software “giocando” con tutti i programmi; riflettere sull’utilità dei programmi e valutarne la qualità; annotare eventuali difetti. Un'ampia riflessione dell'insegnante, Paola Limone, che ha condotto l'esperienza è disponibile nel numero 60 di Form@re (http://formare.erickson.it/); ecco le conclusioni: “Dalla nostra breve esperienza abbiamo capito con grande chiarezza quanto l’XO sia adatto per attività collaborative. Nell’esplorare le diverse Activity e nel cercare di scoprire tutte le possibilità di elaborazione offerte, i bambini hanno imparato gli uni dagli altri; questa modalità di apprendimento, anzi, è stata fondamentale per superare difficoltà e per mettere in comune con il docente e con i compagni di classe i progressi fatti e per permettere a tutti ulteriori avanzamenti.
Condividere idee, collaborare, imparare ad imparare attraverso l’esplorazione e l’interazione: quale prospettiva più bella per i bambini di tutto il mondo? Sognare con Negroponte è stato davvero bello”.
La Provincia di Brescia ha invece messo in atto un progetto di dimensioni più ampie, acquistando 400 XO (altrettanti sono stati donati in Etiopia e Uruguay), per 9 scuole primarie, con il coinvolgimento di 15 classi, circa 350 alunni e una trentina di insegnanti nell'a.s. 2008-2009. Un ampio bilancio critico dell'esperienza è disponibile nel numero 3/2011 di Bricks (http://www.rivistabricks.it/); in questo caso proponimao l'incipit dell'autore, Giulio Spagnoli, coordinatore dell'attività:
“L’esperienza OLPC a Brescia è stata molto significativa; per me sicuramente, ma credo lo sia stata anche per tutti gli altri soggetti che a vario titolo ne hanno fatto parte. Con questo non voglio dire che si possa considerare un’esperienza facile, gratificante e a lieto fine. Anzi, a distanza di tre anni, posso dire che si è rivelata piena di criticità, molto spesso faticosa nel suo alimentare entusiasmo e scetticismo in parti pressoché uguali.
E forse, ad essere onesti, alla fine il piatto della bilancia pende leggermente in favore dello scetticismo … Tuttavia si è trattato di un’opportunità straordinaria, che ha permesso di fare una riflessione ad ampio raggio sull’uso delle tecnologie nella scuola, sul cambiamento dei metodi di insegnamento, sul diverso ruolo dell’insegnante addirittura in anticipo di un anno rispetto al Piano Cl@ssi 2.0 del Ministero dell’Istruzione”.