Morfologia
3.1 Morfemi e distinzione fra morfologia flessiva/morfologia lessicale
La morfologia è quel livello dell'analisi linguistica che studia la forma delle parole, dal greco morphé, "forma", e le modifiche che questa può subire per esprimere valori e funzioni diverse o per formare nuove parole.
L'unità di analisi della morfologia è il morfema, definito l'unità linguistica più piccola dotata di significato. I morfemi sono i pezzi la cui combinazione costituisce le parole.

Consideriamo la parola bianc-o. Abbiamo qui due morfemi, il primo che definiamo radice o morfema lessicale, in quanto porta l'informazione semantica della parola, mentre il secondo ci porta l'informazione grammaticale, in questo caso che si tratta di un maschile singolare, di qui il nome di morfema grammaticale. I morfemi lessicali sono una classe aperta, cioè un insieme ampliabile di elementi, mentre quelli grammaticali costituiscono una classe chiusa, ovvero un insieme definito e tendenzialmente poco numeroso.
La morfologia, come altri livelli di segmentazione della lingua, presenta la caratteristica di fare ricorrere gli stessi elementi un numero illimitato di volte, così che a partire da un numero limitato di morfemi si possono esprimere in maniera illimitata le stesse funzioni e gli stessi valori in parole diverse. Lo vediamo chiaramente nella coniugazione dei verbi e nella flessione nominale nelle lingue sintetiche come il latino e il tedesco.
La letteratura linguistica è solita distinguere:

- la morfologia flessiva che studia le modifiche che la forma delle parole subisce per esprimere valori e funzioni diverse;

- la morfologia lessicale che studia i meccanismi di formazione delle parole a partire da parole preesistenti.
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