Le più imponenti documentazioni dei dialetti derivate da raccolte sul campo sono costituite dagli
atlanti linguistici. Adottando una particolare scrittura che si serve di
segni diacritici (sono segni speciali per cui a un segno corrisponde un suono) vengono riportati su carte i dati che raccoglitori scelti per tali progetti registrano utilizzando un questionario (dapprima scrivendo a mano su appositi quaderni, poi con i registratori sempre più perfezionati dalla tecnologia) nelle varie località oggetto delle inchieste e con informatori del luogo.
La prima applicazione di questa metodologia si avvia sul finire del XIX secolo in Francia e verso il 1920 anche in Italia che dispone di due atlanti che ricoprono l'intero territorio e appartengono alla categoria degli "atlanti nazionali". Si tratta dell' "AIS "o "Atlante italo-svizzero "e dell' "ALI" che è l' "Atlante linguistico italiano" che si pubblica dal 1995, ma i materiali sono stati raccolti tra il 1926 e il 1964.
Ci sono poi gli "atlanti regionali", che riguardano un territorio più limitato, ma non necessariamente corrispondente a una regione amministrativa, per esempio:
• l'Atlante storico-linguistico-etnografico friulano (ASLEF) pubblicato tra il 1972 e il 1986 (i materiali sono stati raccolti verso il 1960-1970);
• l'Atlante linguistico del ladino dolomitico e dei dialetti limitrofi (ALD);
• l'Atlante linguistico etnografico del Piemonte occidentale
(ALEPO) ;
• l'Atlante linguistico della Sicilia (ALS) in fase di realizzazione.
Dal trasferimento dei dati su supporto cartaceo, le imprese più moderne come ALD e ALS si servono della realizzazione informatizzata che consente più utilizzi, anche la possibilità di sentire la "viva voce" dell'informatore.