3.5 L'INFLUSSO DELL'ITALIANO SUL LESSICO DIALETTALE
L'influsso dell'italiano sui dialetti si manifesta a vari livelli, ma di certo quello che meglio lo dimostra è il lessico. Nel vocabolario dialettale sono entrati ed entrano numerosi prestiti dall'italiano, sia per sostituire parole dialettali sia come integrazione e arricchimento.

Un esempio di sostituzione può essere rappresentato dalla parola siciliana "cattìva" "vedova" ormai quasi ovunque sostituita nell'uso dialettale dal termine "vedova". La voce siciliana è un derivato del latino "CAPTIVA" "prigioniera", e la vedova veniva chiamata in questo modo perché era "prigioniera" cioè restava chiusa in casa a causa del suo lutto, poteva uscire solo per assistere alla messa all'alba e doveva vestire in un certo modo. Si tratta di una consuetudine molto antica che risale ancora ai tempi dei Normanni.

Un altro aspetto dell'italianismo nel lessico dialettale è dato dai cultismi, le parole di origine colta che entrano nei dialetti spesso subendo delle modificazioni di significato, generalmente perché inseriti nel concreto della cultura dialettale, processo che mostra la vitalità dei dialetti.
Per esempio l'italiano "legittimo" è entrato nel dialetto di Ariano (in Campania): "liggittimo" "puro, genuino" con riferimento al vino non adulterato, e in Salento "legittimo" "persona di buon umore", "sana". Nel napoletano si trova la parola "appucundrìa" "malinconia", si tratta della voce italiana (del linguaggio medico-scientifico, in tal caso) "ipocondria" "fobia", ne parla anche Pino Daniele in una sua canzone intitolata "Appucundria": "Appucundria me scoppia / ogne minuto 'mpietto…".
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