La presenza del dialetto è ricorrente anche nel cosiddetto linguaggio giovanile, un italiano colloquiale in cui si innestano elementi var, per esempio nell'uso linguistico dei giovani siciliani entrano parole del dialetto come "spacchioso" "simpatico", "lastimuso" "piagnucoloso", "ziccuso" "attaccabrighe", "abbullare" "essere bocciato", "babbiare" "scherzare" e varie altre.
Il dialetto trova spazio in scritture esposte di diverso tipo: pubblicità, graffiti, striscioni e altro. Ad esempio, in un testo pubblicitario comparso a Napoli qualche anno fa si diceva che "P'ave' nu Mars, tutti i mezzi so' bbuoni" "per avere un Mars, tutti i mezzi sono buoni" (Maturi, 2006).
Sono situazioni nelle quali il dialetto ha una funzione espressiva segnalata anche con modalità comunicative come passaggio, per esempio, dall'italiano al dialetto. Si dice, insomma, che il dialetto recupera nuovi spazi, proprio come conseguenza dell'italianizzazione: conoscendo la lingua nazionale, il dialetto non rappresenta un ostacolo alla promozione sociale, un indice di basso livello culturale. La scolarizzazione non significa necessariamente abbandono o rifiuto del dialetto.
Anche nel cinema non è terminata quella lunga tradizione di presenza del dialetto, in particolare nel cinema neorealista, che in alcuni periodi si era affievolita.
Spesso si tratta di un dialetto sfumato, tendente all'italiano regionale, ma in alcuni casi si tratta di un dialetto riprodotto integralmente come in "La terra trema" (1948) di Luchino Visconti, nella varietà siciliana di Aci Trezza, L"'albero degli zoccoli" (1978) di Ermanno Olmi, in bergamasco arcaico, "Ricomincio da tre" (1981) di Massimo Troisi in napoletano, e in siciliano "Baarìa" (2009) di Giuseppe Tornatore, "Nuovomondo" (2006) di Emanuele Crialese, che narra le vicende di emigranti che agli inizi del XX secolo arrivano a Ellis Island, dove restano per la quarantena, in attesa dell'autorizzazione per poter entrare negli Stati Uniti.
In altri casi il dialetto è variamente combinato con l'italiano o con l'italiano regionale come nel recente (del 2010) "Benvenuti al Sud" di Luca Miniero, ambientato a Castellabate nel Cilento, ma il dialetto è quello napoletano non quello cilentano (De Blasi, 2011).