Oltre alle minoranze linguistiche storiche elencate dalla Legge nazionale 482 del 15 dicembre 1999, ci sono in Italia altre situazioni particolari che meritano attenzione.
Una di queste è costituita dalle cosiddette minoranze diffuse perché non vi è un preciso territorio di riferimento e si ritrovano sparse nella Penisola. Vi rientrano le lingue delle comunità zingariche (nei due gruppi, rispettivamente sinti e rom). Vi sono poi da considerare le "nuove minoranze", costituite da comunità di recente immigrazione che si considerano tali se intendono conservare legami comunitari, lingua, tradizioni.
Un'altra tipologia è costituita dalle eteroglossie (o alloglossie) interne. Si definiscono in tal modo situazioni linguistiche diverse da quella prevalente nel territorio. Si tratta specialmente del galloitalico di tipo nord occidentale presente in località dell'Italia meridionale, in particolare in diversi centri della Sicilia (come San Fratello, Novara di Sicilia, Sperlinga ecc., i cui abitanti si definiscono "lombardi") e in alcuni paesi della Basilicata, del ligure che si parla a Carloforte e Calasetta, nella Sardegna sud-occidentale.
Gli insediamenti galloitalici in area meridionale provengono dall'Italia nord occidentale, probabilmente dal Monferrato; il dialetto settentrionale si conserva ancora molto bene in varie località. Traggono origine da colonizzazioni di epoca medievale, dovute, si ipotizza, a spostamenti di popolazioni conseguenti alle alleanze matrimoniali tra gli Svevi e gli Aleramici del Monferrato, il cui marchesato occupava un territorio che comprendeva sia il Piemonte meridionale sia una parte della Liguria.
La presenza del ligure in Sardegna sud occidentale risale al 1738 da quando si insediano nell'area pescatori di corallo di origine ligure che provengono dall'isola tunisina di Tabarka (nella quale precedentemente si erano trasferiti) perciò il ligure di questi luoghi della Sardegna è detto anche tabarchino.