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ITALIANO - Il bestiario

a cura di Giorgio Ravanelli

Manuale di zoologia fantastica di Borges

Scritto da Jorge Luis Borges, scrittore argentino vissuto dal 1899 al 1986, con la collaborazione di Margarita Guerrero, il MANUALE DI ZOOLOGIA FANTASTICA è una straordinaria raccolta di circa ottanta animali mitologici, di cui viene spiegata l'origine, fornita la descrizione e interpretato il significato.

Così in questo libro troviamo gli animali fantastici e mitologici più famosi, come la chimera, la sfinge, il grifone, le sirene, il minotauro e tanti altri, ma è interessante soprattutto il fatto che troviamo anche animali fantastici che esistono sia nella cultura occidentale che in quella orientale. Infatti abbiamo la fenice e la fenice orientale, l'unicorno e l'unicorno orientale, la fauna cinese e quella degli Stati Uniti, il drago e il drago cinese, che vi proponiamo in questa lezione.

Gli animali fantastici che popolano questo libro fanno parte del patrimonio culturale occidentale e orientale, nati forse dall'incontro tra queste civiltà o dall'universale immaginazione dell'uomo che lo porta ad avere idee che si assomigliano.

Del resto, lo stesso Borges, proprio a proposito del drago afferma:" Ignoriamo il senso del drago, come ignoriamo il senso dell'universo; ma c'è qualcosa, nella sua immagine, che s'accorda con l'immaginazione degli uomini; e così esso sorge in epoche e latitudini diverse".

IL DRAGO

Un grosso e alto serpente con artigli e ali è forse la descrizione più fedele del drago. Può essere nero, ma conviene che sia anche lucente; anche si suole esigere che esali boccate di fuoco e fumo. Tutto questo, naturalmente, si riferisce alla sua immagine attuale; i greci, sembra applicassero il suo nome a qualsiasi serpente considerevole. Plinio assicura che d'estate il drago appetisce il sangue d'elefante, che è molto freddo. Bruscamente dunque attacca l'elefante, gli s'arrotola intorno, e lo trafigge coi denti. Il pachiderma, dissanguato, stramazza per terra e muore, anche muore il drago, sfracellato dal peso del suo avversario.

Leggiamo pure che i draghi d'Etiopia, in cerca di miglior cibo, sogliono traversare il Mar Rosso ed emigrare in Arabia. Per riuscire in quest'impresa, quattro o cinque draghi s'abbracciano e formano una specie di imbarcazione, tenendo le teste fuori dell'acqua. Un altro capitolo è dedicato ai medicamenti che si ricavano dal drago. I suoi occhi, disseccati e mescolati con miele, forniscono un linimento efficace contro gl'incubi. Il grasso del cuore, conservato in pelle di gazzella e applicato al braccio con tendini di cervo, garantisce il buon esito dei processi. I denti, portati sulla persona, procurano indulgenza da parte dei padroni e grazie da parte dei re. Plinio accenna inoltre, ma con scetticismo, a un preparato che rende invincibili gli uomini; questo si fa con peli di leone, con midollo dello stesso animale, con la schiuma raccolta su un cavallo che ha appena vinto una corsa, con unghie di cane, e con la coda e la testa di un drago.

Nel libro XI dell'Iliade si legge che un drago azzurro e tricefalo ornava lo scudo di Agamennone; secoli dopo, i pirati scandinavi dipingevano draghi sui loro scudi e scolpivano teste di drago sulle prue delle loro navi. Presso i romani il drago fu insegna della coorte, come l'aquila della legione; tale è l'origine dei moderni reggimenti di dragoni. Sugli stendardi dei re germanici d'Inghilterra c'erano draghi; scopo di queste immagini era di incutere terrore ai nemici. Cosí, nel romanzo di Athis si legge:

Ce soulaient Romains porter,
Ce nous fait moult à redouter'

In Occidente il drago fu sempre immaginato malvagio. Una delle imprese classiche degli eroi (Ercole, Sigurd, san Michele, san Giorgio) era di vincerlo e ucciderlo. Nelle leggende germaniche il drago custodisce oggetti preziosi. Nella gesta di Beowulf, composta in Inghilterra verso il secolo VIII, c'è un drago che da trecento anni fa la guardia a un tesoro. Uno schiavo fuggiasco capita nella caverna e trafuga una giarra. Il drago si sveglia, s'accorge del furto e decide di uccidere il ladro; ma prima torna giù nella caverna, per ispezionarla meglio. (Ammirevole trovata del poeta, questa di attribuire al mostro un'incertezza così umana). Poi il drago comincia a desolare il regno; Beowulf lo cerca, combatte con lui, e l'uccide.

La gente credeva alla realtà dei draghi. Verso la metà del secolo XVI, li troviamo descritti nella Historia animalium di Conrad Gesner, opera di carattere scientifico.

Ma il tempo ha intaccato notevolmente il loro prestigio. Crediamo al leone come realtà e come simbolo; crediamo al minotauro come simbolo, sebbene non come realtà; il drago è forse il più noto, ma anche il meno fortunato degli animali fantastici. Ci sembra puerile, e suole contaminare di puerilità le storie in cui figura. Conviene non dimenticare, tuttavia, che si tratta qui d'un pregiudizio moderno, forse provocato dall'eccesso di draghi che c'è nei racconti di fate. D'altra parte, nell'Apocalisse di san Giovanni si parla due volte del drago, "il vecchio serpente che è Diavolo e Satana". Analogamente, sant'Agostino scrive che il Diavolo " è leone e drago: leone per l'impeto, drago per l'insidia". Jung osserva che nel drago ci sono il serpente e l'uccello, l'elemento della terra e quello dell'aria.

Il drago cinese

La cosmogonia cinese insegna che le Diecimila Cose (il mondo) nascono dal gioco ritmico di due principi complementari ed eterni, che sono lo Yin e lo Yang. Corrispondono allo Yin la concentrazione, l'oscurità, la passività, i numeri pari e il freddo; allo Yang lo sviluppo, la luce, l'impeto, i numeri dispari e il caldo. Simboli dello Yin sono la donna, la terra, il colore arancione, le valli, il letto dei fiumi e la tigre; dello Yang l'uomo, il cielo, l'azzurro, le montagne, le colonne, il drago.

Il drago cinese o lung è uno dei quattro animali magici. (Gli altri sono l'unicorno, la fenice e la tartaruga). Il drago occidentale, nel migliore dei casi, è terrificante; nel peggiore, ridicolo. Il lung della tradizione, invece, ha carattere divino ed è come un angelo che fosse anche leone. Così, nelle Memorie storiche di Ssu-ma Ch'ien, leggiamo che Confucio si recò a consultare l'archivista (o bibliotecario) Lao-tse; e che, dopo la visita, sentenziò:

Gli uccelli volano, i pesci nuotano e gli animali corrono. Quello che corre può essere arrestato da una trappola, quello che nuota da una rete, e quello che vola da una freccia. Ma qui abbiamo un drago; non so come cavalchi nel vento, né come arrivi al cielo. Oggi ho visto Lao-tse e posso dire d'aver visto il drago.

Un drago, o un cavallo-drago, emerse dal Fiume Giallo e rivelò a un imperatore il famoso diagramma circolare che simboleggia l'azione reciproca di Yang e Yin; un re aveva nelle proprie stalle draghi da sella e da tiro; un altro si nutrì di draghi e il suo regno fu prospero. Un grande poeta, per illustrare i rischi dell'eminenza, poté scrivere: "L'unicorno finisce come salume, il drago come pasticcio di carne".

Nell'I Ching (Libro dei mutamenti), il drago sta spesso a significare il savio.

Per secoli il drago fu emblema imperiale. Il trono dell'imperatore sui chiamò il Trono del Drago; il suo volto, il Volto del Drago. Per annunciare che l'imperatore era morto, si diceva che era salito al firmamento su un drago.

L'immaginazione popolare connette il drago con le nuvole, con la pioggia attesa dai contadini, con i grandi fiumi. La terra s'accoppia col drago è locuzione abituale per significare la pioggia. Intorno al secolo VI, Chang Seng-yu eseguì un dipinto murale in cui figuravano quattro draghi. Gli spettatori lo censurarono perché aveva omesso gli occhi. Chang, infastidito, riprese i pennelli e completò due delle sinuose immagini. Allora, "l'aria si popolò di raggi e di tuoni, il muro si sgretolò, e i draghi ascesero al cielo. Ma i due draghi senz'occhi rimasero al loro posto".
Il drago cinese ha corna, artigli e squame, e il filo della sua schiena è irto di punte. Si suole rappresentarlo con una perla, nell'atto di inghiottirla o di sputarla. In questa perla sta il suo potere: è inoffensivo se gliela tolgono.

Chuang-tse ci racconta d'un uomo tenace che, in capo a tre anni d'improba applicazione, s'impadronì dell'arte di uccidere draghi; e che, in tutto il resto dei suoi giorni, non trovò una sola occasione di esercitarla.

ESERCIZI:

Es. 1. Esegui il TEST sui testi letti in questa lezione.

Es. 2. Rifletti sulle caratteristiche del drago occidentale e quello orientale e invia al tuo insegnante un testo in cui spieghi la descrizione di entrambi, la leggenda di Beowulf e di Chang Seng-yu e che cosa rappresentano per le rispettive culture.

Es. 3. Adesso scrivi un testo in cui metti in evidenza le differenze tra il drago occidentale e quello cinese e invialo al tuo insegnante.



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