Attività 3 – Afferro, cammino, corro

Step 2 – Funzione e uso della mano e delle dita

La mano prensile, con dita lunghe, forti, mobili e un pollice opponibile al palmo, si è evoluta inizialmente in relazione alla vita arboricola dei Primati. Una mano così conformata infatti conferisce la capacità di arrampicarsi e sostenersi ai rami con una presa robusta, detta presa di forza. L’evoluzione del pollice opponibile e di polpastrelli molto sensibili ha poi permesso anche l’acquisizione della presa di precisione.

Nei primati più primitivi come i lemuri, il pollice non è opponibile e quello delle uistitì (scimmie platirrine come i cebi) è solo parzialmente opponibile.

Nella nostra specie, pure appartenente all’ordine dei Primati, la mano ha potuto specializzarsi molto nella presa di precisione grazie all’andatura bipede. L’evoluzione della mano è andata di pari passo con l’evoluzione del cervello e ciò risulta evidente soprattutto se si confrontano gli arti anteriori di specie appartenenti a ordini diversi.

Attenzione però, non c’è un cammino verso un’idea di perfezione; semplicemente in ogni specie animale, compresa la nostra, ci sono stati e ci sono adattamenti che hanno reso e rendono quella specie adatta al proprio ambiente di vita. Quanto agli altri primati, non si può certo dire che le specie arboricole siano meno evolute di noi, semplicemente sanno vivere sugli alberi, cosa che noi non sappiamo fare. Né è corretto dire che gli umani si sono evoluti dalle scimmie: occorre far capire ai bambini che abbiamo con le scimmie antenati comuni risalenti a diversi milioni di anni fa (meno dalle scimmie antropomorfe come lo scimpanzé – solo pochi milioni – di più dalle platirrine come i cebi – qualche decina di milioni di anni).

by greekadman (CC BY-NC-SA 2.0)

Quante volte nel corso della giornata usiamo le mani per prendere il cibo, toccare, afferrare, comunicare, compiere un lavoro? Si è calcolato che mediamente nel corso della vita le dita si piegano almeno 25.000.000 di volte, eppure raramente ci lamentiamo di avere le mani stanche!
La straordinaria capacità di esplorare e manipolare delle nostre mani è data dal numero delle ossa (27), dalla finezza dei muscoli e dei tendini e dalla sensibilità della pelle che possiede migliaia di terminazioni nervose per centimetro quadrato.

Invitiamo i bambini a osservare il dorso e il palmo delle proprie mani, sul dorso si intuirà la presenza tendini e muscoli, sul palmo potranno di primo acchito fare almeno due osservazioni: la cute palmare è più chiara di quella del dorso e non si abbronza mai; presenta poi una serie di solchi, creste e pieghe che sul dorso non ci sono. Già questa semplice osservazione può far nascere dai bambini molte domande significative che si potranno raccogliere su un grande foglio di carta e confrontare fra loro.
L’osservazione delle due mani, che può avvenire attraverso l’ausilio di un’appropriata scheda di osservazione , consente inoltre una bella incursione nel concetto di simmetria che tanta importanza riveste non solo in natura ma anche nell’arte e nella geometria.

Il dorso delle mani è più scuro del palmo

Le mani sono simmetriche

La mano è considerata nel suo insieme un organo di percezione attivo, che esplora gli oggetti e attraverso tutta una serie di movimenti e sensazioni ne ricostruisce la forma, la consistenza, le dimensioni, il peso. A questo riguardo possiamo proporre un esperimento.

La mano esploratrice

Procedimento

  1. Introduci una mano nel sacchetto e prova a riconoscere gli oggetti al tatto.
  2. Annota il tipo di sensibilità che usi: sensazioni tattili (ruvido-liscio), sensazioni termiche (caldo-freddo), sensazioni di pressione (duro-molle), ecc.
  3. Rimetti gli oggetti nel sacchetto, infila i guanti e prova a vedere quali oggetti ancora riconosci e quali no.