Nei contesti di insegnamento/apprendimento in presenza o in quelli orientati all’e-learning è importante sottolineare che un aspetto particolare dell’interazione comunicativa viene interpretato dalla conversazione. L’analisi della conversazione, che investe studi specifici di etnografia, implica osservazioni di carattere linguistico e attenzioni di carattere comportamentale. Goffman ha illuminato brillantemente il reale oggetto di studio dell’analisi conversazionale che è rappresentato dall’organizzazione sociale della conversazione nella vita quotidiana. L’orientamento conversazionale degli scambi comunicativi attivi nel mondo del cyberspazio induce a rilevare l’importanza determinante dello studio della conversazione per ogni forma di comunicazione mediata da computer. Si può affermare che, molto spesso, la comunicazione scritta e orale, testuale o con la presenza in video, sia una vera conversazione a due o più interlocutori. L’aspettativa di sincrono induce un forte orientamento conversazionale che riprende lo scambio dialogico come se esso fosse attivo “in presenza”. La conversazione viene analizzata negli scambi linguistici quotidiani, anche in quelli della quotidianità più intima e personale. L’unità di osservazione più interessante è data dalla coppia adiacente. Afferma Goffman, infatti, che ogni affermazione esige una risposta. «Ogni volta che le persone conversano è molto probabile che ci siano delle domande e delle risposte. Questi enunciati sono prodotti in punti diversi nella “sequenza temporale”. Quale che sia il contenuto delle domande, chi le formula è orientato verso ciò che viene subito dopo e dipende da ciò che sta per venire, mentre chi risponde è orientato verso ciò che è stato appena detto e guarda indietro, non avanti». Un tale tipo di interazione di forma dialogica implica scambio linguistico, comunicativo, relazionale e dunque formativo. La comunicazione è formativa, ma ancor più è possibile ascrivere alla conversazione un’alta soglia di formatività che si situa nella possibilità di scambiarsi libere opinioni e di gestire la relazione con l’altro. Goffman fornisce anche una sorta di decalogo, di requisiti sistematici per definire i canoni per una conversazione al fine di costruire meglio e più efficacemente una comunità di parlanti. «La conversazione non è solamente definibile come ‘parlato’, ma rappresenta la capacità di trasmettere e ricevere messaggi adeguati e facilmente interpretabili». La ritualità comunicativa caratterizza le conversazioni quotidiane e tali ritualità sono riprese dalla comunicazione mediata da computer, in toto. Infatti è molto interessare osservare il galateo della rete, senza il quale avvengono i fenomeni della dis-comunicazione e dell’impossibilità di una pur sommaria comprensione. Senza prendere in considerazione i conflitti interattivi che, a causa di una mancanza di codice di comportamento, vengono alimentati dalle stesse forme/azioni verbali. I codici di comportamento e la comprensione di una distinzione di ruolo, fatto che nella rete tende ad annullarsi gradualmente, sono due elementi pedagogici sui quali l’e-tutor deve poter conseguire una buona formazione all’uso e soprattutto alla loro conoscenza. I galatei informatici garantiscono uno degli aspetti della presenza più difficilmente riproducibile a distanza: l’atto fisico dell’esser-ci rispetto al nascondimento. Infatti la non riproducibilità dell’atto di presenza rende la comunicazione mediata da computer non assimilabile alla conversazione. Secondo Goffman, infatti «la conversazione implica di più della comunicazione verbale e gestuale. Implica anche fatti fisici non connessi con il flusso verbale, atti che potremmo chiamare in mancanza di una espressione migliore, non linguistici». Dall’analisi condotta da Coppock sugli ambienti virtuali distribuiti risulta che emergono alcuni vincoli tecnologici, proprio in relazione all’uso della conversazione in rete. Una prima forma di problemi è analizzata dallo studio delle modalità di linguaggio e di codice. Un’altra classe di problematiche è inerente alla corporeità dei soggetti coinvolti: assenza di co-presenza fisica; assenza di sguardo reciproco e contatto visivo. Linguaggio, codice, co-presenza, assenza di sguardo reciproco risultano degli ostacoli nella conversazione telematica. Importante è tenerli presenti per imparare l’arte imprevista del dialogo e della comunicazione educativa. Le regole di comportamento rimandano alla costruzione di comunità di apprendimento. Formar-si a divenire membri della community è il fine, eticamente condiviso, di ogni contesto di apprendimento-insegnamento che guarda al sostegno e alla creazione di una cittadinanza dell’uomo planetario e democratico. Tale aspetto potrà meglio essere sottolineato nei laboratori a seguire. Tuttavia proprio nelle community è possibile evidenziare la necessità di attivare forme di dialogo parlato o scritto che aprono all’esperienza dell’altro, che si orientano alle possibilità dell’altro. La comprensione e la parola, al pari dell’attenzione e del dialogo sono valori di riferimento per ogni comunità. Proprio la comunicazione molti-molti che si attiva nella rete implica il passaggio di una condivisione di informazioni e di formazione. Il dialogo costante e interattivamente circolare, la disponibilità a con-dividere parole, esperienze e maschere individuali dovrebbe indurre i soggetti a costruire saperi condivisi. L’apprendimento può divenire un fatto cooperativo e sociale all’interno delle community virtuali. Lo scambio formativo sembra essere la parola d’ordine di una modalità più aperta di costruire il proprio sapere. L’elevato tasso di sincronicità aumenta esponenzialmente la possibilità di una interazione/comunicazione pedagogicamente definità dalla ricchezza della presenza dell’altro.