Luigina Vitale
La didattica del plurilinguismo e pluriculturalismo ha rappresentato il leitmotiv e caratterizzato, sia per le finalità generali che trasversali, l'iter progettuale del presente lavoro collaborativo, volto a sperimentare un itinerario più consono alle reali esigenze degli studenti a cui è stato e potrà essere destinato e più coerente con i presupposti teorici e metodologici su cui i docenti coinvolti (italiano, latino e spagnolo) hanno impostato la loro progettazione e fondato le loro intuizioni.
Innovatività
La volontà di "impostare modelli di educazione linguistica integrata che facciano sistematicamente e non solo occasionalmente, ricorso alla comparazione tra più lingue e non ignorino conoscenze, competenze e capacità linguistiche e metalinguistiche pregresse degli apprendenti" e di estendere tali principi e dinamiche di apprendimento, si è concretizzata nel totale coinvolgimento delle colleghe del gruppo di lavoro prima e dei consigli di classe successivamente.
Il percorso formativo intrapreso ha preso spunto dalla tematica della mediazione linguistica, con uno sguardo particolare alla traduzione come processo e atto di mediazione linguistico-culturale, e si è concentrato su "La ricezione della favola classica nel tempo". A partire dall'input dei materiali relativi [Ppt presentazione ], il gruppo ha rivisitato la favola classica di Fedro "Lupus et Agnus" nelle diverse lingue (latino, italiano, greco, francese e spagnolo) e versioni di riscrittura (da Esopo e Fedro a Trilussa e alle rappresentazioni contemporanee), evidenziando le diverse "rese" traduttive, ognuna con i propri specifici riferimenti e/o accezioni culturali.
Riproducibilità
Tale lavoro ha sicuramente modificato atteggiamenti e mentalità, contribuendo a:
Poter constatare ancora una volta le tante potenzialità che un testo "classico" racchiude in sé e le variegate possibilità che si svelano al docente che indaga e ricerca modalità e soluzioni didattiche più idonee per coinvolgere gli studenti e rendere l'insegnamento il più "attraente" possibile, ha permesso altresì di sperimentare ciò che A. Prete definisce lo "stare tra le lingue": "rispondere alla parzialità di ogni lingua con un passaggio di confine, replicare alla mancanza di un'unica lingua esponendo la ricchezza e la bellezza che la pluralità delle lingue comporta … senza di essa non si tradurrebbe, non si farebbe esperienza della differenza … non si esplorerebbe l'ignoto".
Riproducibilità