Narrazione



Sono stata Tutor del Corso “Educazione linguistica e letteraria in ottica plurilingue” per 3 annualità nella Scuola Presidio “Liceo Scientifico Statale Archimede” di Messina, mia sede di servizio.
Forse questo mi ha agevolato nel produrre delle Buone Pratiche. A mio avviso, la mia prima buona pratica è stata quella di prodigarmi per predisporre tutte le azioni necessarie a far diventare la mia scuola sede di Presidio per la Linguistica, cosa inizialmente non facile, perché il Liceo “Archimede” aveva una radicata tradizione pluriennale di POLO per le sperimentazioni scientifiche. Sembrava, di conseguenza, “naturale” ai più di proporre l’Istituto per un Presidio di area scientifica. L’appoggio del dipartimento umanistico, che vanta nel territorio un notevole prestigio, ed il personale contributo del Dirigente Scolastico, Ettore Gatto, hanno fatto sì che ciò si realizzasse.

Seconda buona pratica è stata un’azione di coinvolgimento di un cospicuo numero di docenti appartenenti alla mia stessa scuola che, con entusiasmo e grande professionalità, hanno frequentato il corso, sia durante la prima annualità 2009-2010, che nell’ultima 2012-2013.
La loro presenza, l’affiatamento, l’affetto nei miei confronti, il desiderio di accrescere il prestigio del Liceo nel territorio, uniti al piacere di lavorare in modo innovativo sia a livello di contenuti che di approccio metodologico e di comunicazione, ha fatto sì che anche i docenti provenienti da altri istituti e da diverse realtà territoriali siano stati “trascinati e coinvolti”, in un processo continuo di collaborazione e scoperta, di condivisione e scambio. Hanno condiviso l’impostazione di work in progress,  “dell’imparare facendo”, di trasmissione di conoscenze ed abilità, con l’obiettivo primario di operare per lo sviluppo dell’alunno, nella sua peculiare dimensione di individuo, in crescita umana e culturale.

Coinvolgimento dei colleghi

Il clima di serenità nel lavoro tra pari ha creato i presupposti della trasferibilità e riproducibilità sia nelle attività didattiche che nel confronto disciplinare e professionale con i docenti dei vari consigli di classe, operando una “disseminazione indiretta”  a livello mentale e collaborativo.
La riflessione sui criteri di trasferibilità ha creato interesse ed  attenzione ai risultati del progetto, all’innovatività delle azioni formative ed all’impatto prodotto sul sistema d’istruzione. L’interesse é stato esplicitato, alla fine del corso, con precisi quesiti inerenti le potenzialità insite nel percorso formativo se replicato altrove e quali possibilità per ulteriori sviluppi e/o adattamenti ad altre circostanze. I quesiti posti vertevano anche  su cosa potessero imparare altri docenti da questa esperienza e soprattutto quanto stimolo e motivazione si generasse per nuovi progetti e per trasferire e condividere l’azione formativa con altri colleghi e altre realtà.
Non a caso il concetto di trasferibilità rimanda a quello di “apertura agli altri”, nel senso che la condivisione di un percorso didattico efficace in un contesto lo rende trasferibile ad altri colleghi sia delle stesse discipline che di discipline diverse,  nella stessa scuola e classe o in altre scuole e classi. Con gli eventuali opportuni adattamenti, si possono far vivere ad altri alunni “uguali” esperienze e far acquisire “uguali” conoscenze e competenze.
La disseminazione e la capitalizzazione dei risultati di esperienze formative valide nel territorio produce risultati, a volte inaspettati, di costituzione di “reti di relazioni” sia didattiche che metodologiche,  realizzate anche grazie alle relazioni personali e alla naturale comunicazione fra docenti.
Anche l’esperienza della seconda annualità 2010-2011 si è rivelata complessivamente positiva per quanto attiene alla riproducibilità, nonostante l’abbandono degli incontri in presenza da parte di alcuni docenti, assidui partecipanti, però, durante le sessioni online. Si mostravano particolarmente interessati ai materiali delle varie aree tematiche e all’uso innovativo delle nuove tecnologie.

Trasferibilità e riproducibilità

Tutti i docenti coinvolti nei corsi delle tre annualità, grazie alla copiosa e varia offerta formativa e, sotto la mia guida, hanno prestato particolare attenzione alle aree tematiche della sperimentazione in risposta ai bisogni formativi del contesto sociale e di classe in cui ciascuno operava. Hanno, inoltre, rivisitato la propria visione della disciplina e rinnovato le metodologie didattiche riflettendo sugli aspetti meta-cognitivi del loro operato e privilegiando un metodo di lavoro centrato sulle competenze. Hanno, inoltre attivato strategie interazionali capaci di coinvolgere i discenti.
Gli ipertesti, di grande spessore contenutistico e metodologico prodotti dai vari gruppi ne sono la dimostrazione. Ne cito alcuni: Pulcherrima Moon ; Locus Amoenus /Locus horridus nella Letteratura; Le eroine dell’antichità; Il linguaggio delle emozioni .
Altri gruppi hanno strutturato i propri itinerari in modo tale da essere utilizzati con le LIM, o elaborati con tecniche di grafica sperimentale; altri ancora hanno lavorato nelle classi in modo da impegnare direttamente gli allievi in una grande avventura operativa. Sfruttando molteplici mezzi di comunicazione, il testo si trasforma in un ipermedia grazie agli ipertesti prodotti, strutturati secondo più direzioni di lettura e collegati da vari link.
All’interno delle classi coinvolte i docenti-corsisti hanno costituito gruppi di lavoro e ad ogni gruppo è stato assegnato un compito da sviluppare. In collaborazione e attenta interazione con gli alunni hanno raccolto le loro idee in schemi e mappe.

Innovatività

Ho  segnalato in piattaforma, nella fase di restituzione dei lavori dei vari gruppi, ipertesti  e progetti  focalizzati sul concetto di plurilinguismo ed intertestualità, che con levità, senza trascurare lo spessore contenutistico e disciplinare, hanno coinvolto varie materie di studio dall’Italiano al Latino, dal Greco all’Inglese, dall’Arte alla Storia, alla Musica, ecc….  trasferendo in più classi procedure didattiche, schede e materiali prodotti sia da docenti che da discenti.
La maggiore innovazione prodotta da questo progetto è stato l’uso generalizzato delle tecnologie, anche se in fase iniziale l’approccio alla piattaforma aveva provocato sgomento in chi non aveva mai usato un computer.  La partecipazione ai forum moderati dagli esperti, l’uso delle nuove tecnologie (laboratorio sincrono, forum, classe virtuale …) hanno arricchito le competenze pregresse di ciascun corsista  con la sperimentazione di nuovi supporti tecnologici alla didattica.

Innovatività

La valutabilità è stata assicurata dal raggiungimento degli obiettivi prefissati in fase iniziale e soprattutto dalla riflessione personale di ciascuno, tutor compreso, sulla epistemologia della propria disciplina, sulla possibilità di cambiare atteggiamenti, sulle modalità di approccio tra pari, sulla soddisfazione per l’acquisizione di nuove procedure mirate a forme più strutturate ed avanzate di una ricerca partecipata che  coinvolge direttamente il soggetto nell'oggetto della ricerca. Questo metodo di lavoro, che, per sua natura, si apre all'imprevisto, al fallimento e al ripensamento, si è rivelato molto efficace grazie ad una continua verifica degli obiettivi della ricerca stessa.
La pratica riflessiva e di analisi adottate hanno generato nuovi problemi, ma anche nuove possibilità di soluzione consentendo il recupero, il rispetto e la valorizzazione della soggettività, fondamentale per promuovere processi di inclusione e di partecipazione attiva.

Valutabilità

Formazione come pratica riflessiva

La valutabilità è rilevabile dalla collaborazione tra tutor e corsisti, dalla progressiva tendenza al cambiamento rispetto a metodi e consuetudini didattiche tradizionali, dal gradimento degli alunni nell’affrontare esperienze innovative e nuove modalità di lavoro e dall’aumento della loro motivazione. La valutabilità è rilevabile e misurabile anche dal confronto e scambio instauratisi tra docenti della stessa scuola e di scuole diverse, con ricaduta positiva in ambito territoriale.

Valutabilità

Un lavoro siffatto, che alla fine soddisfa tutti i partecipanti (docenti, discenti, famiglie, scuole) può senz’altro definirsi sostenibile e radicato in quanto tutti hanno registrato un arricchimento professionale, disciplinare, esperienziale. In particolare è stato acquisito un metodo di lavoro spendibile anche in futuro, caratterizzato da vari punti di forza, a partire, come più volte sottolineato, dall’impiego delle nuove tecnologie nella didattica, per finire con le modalità di apprendimento cooperativo, basato sullo scambio, il confronto e il coinvolgimento di tutte le componenti scolastiche interessate. Non è un caso che molti docenti hanno dichiarato, nel corso delle varie annualità, la volontà di proseguire le sperimentazioni   anche negli anni successivi, indipendentemente dalla partecipazione a corsi di formazione di questa tipologia. E’ stata manifestata anche la determinazione a coinvolgere, a livello pluridisciplinare, i vari consigli di classe ed a proiettare i risultati conseguiti ed il valore aggiunto dell’iter progettuale sia nella scuola che nel territorio. Percorsi formativi quali Poseidon favoriscono la realizzazione autonoma di progetti su tematiche specifiche, utilizzando sia fonti testuali che strumenti del web, e consentono di raggiungere l'obiettivo trasversale previsto dalle competenze chiave indicate dall'UE, che prevede  “consapevolezza ed espressione culturale personale”.

Sostenibilità

Radicamento